I rubini negli orologi: a cosa servono?

Gli anni a cavallo fra il ‘700 e l’800 furono, per l’orologeria, anni di notevoli progressi, soprattutto per quanto riguarda l’inserimento dei rubini all’interno degli orologi.

Oltre a grandi innovazioni, riguardanti principalmente l’ingegneria dell’organo regolatore, fu l’epoca anche per trovare soluzioni a piccole imperfezioni. Ogni miglioramento significativo a un settore degli orologi metteva evidenza, infatti, difetti in altre parti, che era necessario superare per ottenere una sempre più precisa misurazione del tempo.

Così, per esempio, modifiche utili a migliorare la precisione del bilanciere, resero necessari interventi sui rotismi mirati a ridurne gli attriti nei perni. Fu tentato l’uso di lubrificanti, che, però, in poco tempo di funzionamento, si rivelò un rimedio inefficace ed, anzi, dannoso, poiché l’usura, per quanto ridotta, produceva delle polveri che, impastandosi con il lubrificante,  generavano irregolarità non accettabili.

La soluzione fu trovata nell’adottare perni di acciaio (la metallurgia aveva fatto progressi rispetto al secolo precedente), più resistenti all’usura, e sedi in pietre dure (e preziose) come, per esempio, i rubini, difficilmente scalfibili dai perni in acciaio, a differenza di ponti e platine in ottone.

Tale soluzione fu talmente efficace che è in uso ancora oggi. Nei calibri moderni di migliore qualità i perni in acciaio degli ingranaggi di un movimento ruotano su rubini sintetici lubrificati con una piccola goccia d’olio. I rubini sintetici hanno infatti sostituito i rubini naturali o i diamanti che venivano utilizzati nei calibri di produzione ottocentesca.

Ancora oggi il numero di rubini è una informazione caratterizzante il movimento degli orologi, al punto da essere incisa su tutti i calibri di qualità… nonostante di fatto non esistano più movimenti meccanici realizzati senza pietre. Ed è anche per questo che occorre ricordare che non è tanto il numero dei rubini all’interno degli orologi a determinare la qualità di un movimento, quanto la loro forma e la loro finitura ( i rubini più raffinati presentano fori a parete arrotondate per ridurre al minimo il contatto tra perno e pietra ).

Dettaglio movimento Patek Philippe
Dettaglio del movimento cronografico Patek Philippe CHR 29 535 PS Q 227
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