Rolex Daytona: la storia del cronografo diventato un mito

cronografi Rolex, sogno dei collezionisti, nascono intorno alla metà degli anni 30 e si evolvono per arrivare, nel 1963, a quelli che a oggi sono i modelli collezionisticamente ricercati, i Cosmograph Daytona. Il termine rimanda all’accezione del nome stesso “descrittore dell’universo”, inteso come oggetto in grado di scandire in maniera eccellente le grandi scoperte di quei tempi. Rolex inoltre ha sempre legato il suo nome alla velocità e alla spiaggia di Daytona, sulla cui pista omonima si svolgeva la storica gara di 24 ore, già allora sponsorizzata dalla casa ginevrina.

Le caratteristiche del Rolex Daytona

I contatori del cronografo risaltano nitidamente sul quadrante per via del colore fortemente in contrasto, come il nero sul quadrante chiaro o il colore chiaro sul quadrante nero. La scala tachimetrica, ossia la scala graduata che permette di determinare la velocità media su una data distanza mediante la lancetta dei secondi cronografici, abbandona il quadrante, che risulta più grande e più immediato, e si sposta sulla circonferenza della lunetta. La referenza iniziale del Daytona è la 6239, prodotta dal 1963 al 1968: lunetta di metallo riportante la scala tachimetrica incisa, pulsanti a pompa, disponibile in oro e in acciaio.

La scala tachimetrica riporta inizialmente l’indicazione massima 300 unità/tempo, poi abbassata a 200; il quadrante, incentrato sul contrasto fra i contatori neri e il fondo argenté, o viceversa, riporta la scritta “Daytona” inizialmente per i soli orologi destinati al mercato americano, poi estesa all’intera produzione. L’orologio è dotato di un movimento Valjoux a carica manuale, calibro 72B, successivamente rinominato da Rolex come calibro 722-1 e 722. A differenza di quanto si potrebbe oggi pensare… fu tutt’altro che facile, per i concessionari Rolex, smaltire la scorta di questi cronografi quando uscirono dal mercato!

Rolex Daytona: la storia del cronografo diventato un mito
Il primo cronografo Rolex Daytona, introdotto nel 1963

Anni ’60: la variante sportiva del Rolex Daytona

Dal 1965 al 1968 viene introdotta una variante dal carattere più marcatamente sportivo del Daytona, la referenza 6240: lunetta in “plastica” con indicazione massima 200 unità/tempo e chiusura a vite per i pulsanti cronografici e la corona, a garanzia di una più affidabile resistenza all’acqua. Per indicare chiaramente che l’impermeabilità è stata migliorata, la dicitura Oyster fa la sua comparsa su tutti i quadranti, completando la dicitura Cosmograph. Cambia anche la lunetta tachimetrica, dotata di un disco nero in plexiglas e di una scala graduata in bianco, sempre allo scopo di migliorare la leggibilità. Anche questo modello, con la conferma del calibro 722 di derivazione Valjoux, prodotto solamente in acciaio, è poco fortunato: nei quattro anni di vita raccoglie frequenti giudizi negativi riguardo alle dimensioni della cassa e all’ingombro dei pulsanti cronografici a vite… giudicati colpevoli di rovinare i polsini delle camicie!

Rolex Daytona: la storia del cronografo diventato un mito
Il Daytona del 1965: pulsanti a vite, lunetta in plexiglass e la scritta Oyster sul quadrante

 

Nel 1969 viene presentata la referenza 6241, e a cavallo fra gli anni ’70 e ’80 si succedono diverse ulteriori versioni del Rolex Daytona con carica manuale. Il calibro 727, sempre di derivazione Valjoux, sostituisce il 722 nelle nuove referenze 6262 e 6264, con pulsanti cronografici a pompa. Maggiore impermeabilità (da 50 a 100 metri sotto il livello del mare), nelle referenze 6263 e 6265, caratterizzate anche da una frequenza più elevata del bilanciere con il calibro 727: 21.600 alternanze/ora. I modelli in oro si fregiano anche della certificazione di Cronometro, che compare ad ore 12, qualità non frequente all’epoca per i cronografi; alcuni di questi esemplari si arricchiscono di diamanti su quadrante e lunetta, e di indici in zaffiro, dando vita alle rare referenze 6270 e 6269. La scritta Daytona, evidente in rosso sui quadranti sempre sobri, diventa simbolo dell’orologio, nonostante mancasse sui primissimi esemplari prodotti.

Rolex Daytona: la storia del cronografo diventato un mito
Il Daytona 6270 con lunetta decorata con diamanti baguette e quadrante pavé

E proprio i quadranti sono all’origine del modello forse più ambito dei Daytona: il cosiddetto “Paul Newman”. Principale caratteristica distintiva di questo orologio è la grafica bicromatica a contrasto del quadrante: il fondo della scala sessagesimale ha lo stesso colore dei contatori, a contrasto con il fondo dei contatori stessi, ed è realizzato su un doppio livello, creando così un impercettibile scalino rispetto alla parte centrale del quadrante. I contatori sono lavorati a cerchi concentrici, e si differenziano da quelli tradizionali per la grafica dei numeri arabi e per la realizzazione degli indici, piccoli quadratini sfaccettati ed applicati. Caratteristiche che permangono anche nelle diverse varianti, che si differenziano ad esempio per colori della scala sessagesimale o dei contatori (alcuni addirittura multicolori). E’ quindi il quadrante a trasformare un Daytona in un “Paul Newman”, anche in considerazione del fatto che questi quadranti vengono applicati indifferentemente a tutte le referenze all’epoca prodotte. Perché Paul Newman? Pare che il celebre attore americano indossasse questo orologio nel film “Winning”, sul tema delle automobili e della velocità… anche se in realtà nelle locandine si intuisce che l’attore indossa un Rolex al polso, ma non un cronografo. Il nome “Paul Newman”, nato come spesso avviene negli ambienti collezionistici italiani ma oggi internazionalmente condiviso, è comunque giustificato dal fatto che l’attore fu visto indossare un Rolex Daytona in più occasioni sui circuiti automobilistici, sia nelle versioni classiche che con il famoso quadrante a due toni. Anche in questo caso il successo del prodotto una volta fuori catalogo, decretato dai collezionisti, è imparagonabile alla tiepida accoglienza ricevuta dal mercato quando era ancora in produzione. Una volta sostituito dal moderno Daytona, con carica automatica… soltanto ora nasce il mito.

Il Rolex Daytona ref. 6240 con il quadrante
Il Rolex Daytona ref. 6240 con il quadrante “Paul Newman” nero e la scritta Daytona in rosso

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Un quadrante “Paul Newman” per il Daytona in acciaio ref. 6263, al polso dell’attore americano quando ha ricevuto un premio per il film “Il colore dei soldi”

Anni ’90: il grande cambiamento

E’ il 1988 quando il Rolex Daytona viene rivoluzionato, tanto nell’abbigliamento quanto nella tecnica, assumendo la referenza 16520. Il più grande cambiamento? Il Daytona diventa un orologio automatico. Il movimento che lo anima è un calibro 4030, realizzato sulla base del calibro 400 El Primero di Zenith, alla quale vengono apportate oltre 200 modifiche, sia estetiche che funzionali, pari al 50% dei componenti del meccanismo. Le più importanti fra queste modifiche sono state la riduzione della velocità di oscillazione, da 36.000 a 28.800 alternanze/ora di un organo regolatore con bilanciere a inerzia variabile, dadi di regolazione Microstella, spirale a curva Breguet, e l’inserimento di un modulo di carica automatica Perpetual, inventato da Rolex nel 1931. E’ per questo che il nuovo modello può esibire sul quadrante, oltre alle diciture Oyster Perpetual Cosmograph Daytona, anche l’indicazione Superlative Chronometer Officially Certified. Dal punto di vista estetico, inoltre, la lunetta porta incisa la scala tachimetrica (200 unità/ora nella prima serie, 400 nella seconda), corona e pulsanti hanno chiusura a vite e il quadrante, che conserva sia l’indicazione “cronografo” che quella “Daytona” in rosso, è disponibile in sole due varianti: bianco, con un settore circolare nero in corrispondenza dei contatori, e nero con i settori bianchi. Questa referenza viene resa disponibile nelle tre versioni acciaio, acciaio e oro e oro 18 carati.

Rolex Daytona: la storia del cronografo diventato un mito
Il Rolex Cosmograph Daytona del 1988, ref. 16520

Dagli anni ’00 ad oggi

La produzione di questo modello termina nel 2000, con l’introduzione dell’attuale 116520, dotato del calibro 4131, il primo interamente realizzato dalla manifattura Rolex. Anch’esso certificato COSC, conserva la velocità di oscillazione di 28.800 alternanze/ora e viene dotato, in un secondo momento, della moderna spirale Parachrom con curva Breguet, dall’inconfondibile colore blu: prodotta interamente in casa, la sua lega innovativa garantisce maggiore resistenza agli urti e ai campi magnetici. Non semplici da rilevare ad uno sguardo poco attento, i cambiamenti nell’abbigliamento: diversa disposizione di corona e pulsanti cronografici, nuova simmetria nei contatori (oggi rialzati rispetto all’asse centrale del quadrante), indici più corti e di maggior spessore, un rehaut interno che riporta inciso il marchio Rolex e il numero di serie dello specifico orologio, bracciale Oyster con maglia centrale lucida, dotato di chiusura Oysterclasp, migliorata rispetto al passato, e del sistema Easylink, per una regolazione facile ed in completa autonomia della lunghezza del bracciale. Nuova anche la lega dell’acciaio, sviluppata in collaborazione con TyssenKrupp: il 904L, superinossidabile, che differisce dagli altri acciai principalmente per la presenza di molibdeno (4% circa), metallo difficile da estrarre che per questo innalza il prezzo dell’acciaio.

Il Daytona attualmente in produzione, nella variante in acciaio e oro giallo, ref. 116523 con quadrante bianco
Il Daytona in produzione, nella variante in acciaio e oro giallo, ref. 116523 con quadrante bianco

Oltre al modello in acciaio, con referenza 116520, disponibile solamente in due varianti di quadranti, bianco o nero, la collezione è declinata in svariati modelli con metalli preziosi, abbinati ad una grande varietà di quadranti ed anche a cinturini in alligatore.Vengono anche create delle Special Edition di successo, fra le quali ricordiamo il Daytona Leopard, con cassa in oro giallo ornata di un pavé di 38 diamanti sulle anse, lunetta impreziosita con 36 zaffiri taglio baguette color cognac, quadrante e cinturini leopardati. Di successo anche la mini-collezione in oro bianco nota con il nome di “Daytona Beach”, con cinturino colorato abbinato a quattro possibili colori pastello del quadrante: turchese, madreperla gialla, madreperla rosa e crisoprasio verde.

Il Rolex Daytona
Il Rolex Daytona “Leopard” ref. 116598SACO con lunetta in zaffiri cognac, diamanti sulla cassa in oro giallo, quadrante leopardato abbinato al cinturino.

Fra le sperimentazioni estetiche su questo agognato modello, la lunetta si conferma per Rolex l’ elemento sul quale giocare per sviluppare nuove proposte. Preziosa nel Daytona Rainbow, con una sfumatura di zaffiri multicolor a ricreare i colori dell’arcobaleno.In ceramica sulla referenza 116515, apprezzata per il contrasto armonico di colori fra l’oro rosa Everose della cassa, il nero della lunetta in Cerachrom, sulla quale è impressa la scala tachimetrica in oro rosa, ed i caldi colori del quadrante, avorio o chocolat.

Rolex Daytona: la storia del cronografo diventato un mito
Il Daytona ref. 116515 in Everose con lunetta in ceramica nera, quadrante cioccolato e cinturino in alligatore nero

 

E’ del 2013 l’applicazione della lunetta in ceramica anche al primo Daytona in platino, battezzato con referenza 116506, con il quale Rolex festeggia il 50° anniversario della nascita del modello: l’inconsueto, ma molto elegante, color nocciola della lunetta esalta il quadrante color ghiaccio, caratteristica inconfondibile degli orologi in platino della casa ginevrina. Effetto ancor più lucente sulla variante con lunetta preziosa, in diamanti baguette ed eventuale quadrante pavé, presentato l’anno successivo.

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hausmann

Il Rolex Cosmograph Daytona in platino, ref. 116506, con quadrante Ice Blue e lunetta in Cerachrom color cioccolato

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La variante del Daytona in platino con lunetta e quadrante impreziositi da diamanti

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